Prima una maxi svalutazione, poi la corsa al ritiro dei depositi fino a fallimento e liquidazione della Silicon Valley Bank. Paga il calo dei bond e l’aumento repentino dei tassi Fed. Rischio contagio per tutto il credito
La Silicon Valley Bank (Svb) è stata chiusa dalle autorità bancarie americane dopo due giorni di passione per i titoli bancari di tutto il mondo. A causa di una corsa al ritiro dei depositi iniziata mercoledì e proseguita giovedì, con un crollo del titolo Svb in Borsa dell’80%, e l’impossibilità di effettuare un aumento di capitale, venerdì la Federal Insurance Corporation (Ftdc) ha chiuso la banca dirottando tutto il suo attivo in una nuova società che cercherà di liquidarla al meglio. I depositi fino a 250 mila dollari sono garantiti dalla Ftdc ma per cifre superiori si dovrà attendere la liquidazione.
La situazione è precipitata giovedì scorso, quando Svb ha annunciato una perdita di 1,8 miliardi di dollari dovuta alla vendita sul mercato di un portafoglio obbligazionario di 21 miliardi, fatto che ha scatenato la corsa ai prelievi. Il crollo del titolo Svb ha trascinato con sé, in un effetto domino, anche le azioni delle quattro più grandi banche americane, JpMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo che giovedì complessivamente hanno perso 52 miliardi di valore.
E ieri il contagio si è esteso anche all’Europa e all’Asia: l’indice bancario europeo è sceso di oltre il 4% zavorrato da Deutsche Bank (-7,4%), Hsbc (-4,6%), Banco Santander (-4,9%), UniCredit (-3,8%) e Bnp Paribas (-3,3%).
Quello di Svb è il secondo più grande fallimento bancario nella storia Usa dopo quello di Washington Mutual del 2008, avendo la banca 209 miliardi di dollari di attività. Ma bisogna dire che Svb era una banca molto particolare in quanto raccoglieva la liquidità delle start up della Silicon Valley e dei fondi di venture capital che le finanziavano.
Svb investiva questa liquidità in titoli di Stato e bond oltre a prestare ai fondi di private equity. All’origine del dissesto c’è il rialzo repentino dei tassi di interesse da parte della Fed, che da una parte ha asciugato la raccolta di nuova liquidità e dall’altra ha inflitto perdite nel portafoglio obbligazionario all’attivo delle banche, poiché i prezzi dei bond scendono quando i rendimenti salgono.
Quando le start up, che normalmente nei primi anni di attività bruciano cassa, hanno cominciato a prelevare i loro soldi da Svb a un ritmo più alto del previsto, la banca ha dovuto smobilizzare una parte del suo portafoglio obbligazionario da 91 miliardi facendo emergere le perdite. A quel punto si è scatenata la corsa ai prelievi fomentata anche da alcuni veterani della Silicon Valley come Peter Thiel.
Ora il pericolo è che il calo dei depositi si estenda ad altre banche che hanno molti bond in pancia, come Pacific West, Western Alliance e First Republic che ieri in Borsa hanno subito forti perdite.
Di Giovanni Pons, da Repubblica.it