A fine dicembre 2017 Vincenzo Consoli, ex Ad e dg di Veneto Banca, che, a differenza di altri indagati eccellenti della sua banca e della BPVi , era stato messo agli arresti domiciliari, privato del passaporto e sottoposto a sequestri cautelari, tra cui quello di parte della pensione, scrive una lettera a Corrado Sforza Fogliani, Presidente Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e che aveva appena presentato il suo libro “Siamo molto popolari”.
Siamo venuti in possesso della lettera di Vincenzo Consoli a Sforza Fogliani che pubblichiamo qui di seguito (stiamo anche reperendo gli allegati* citati nella stessa) proprio dopo la sentenza del Tribunale Europeo che il 19 marzo ha annullato la decisione della Commissione Europea secondo cui un intervento di sostegno di un consorzio di diritto privato (il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi – FITD) a favore di uno dei suoi membri (Tercas, la Cassa di Risparmio di Teramo, poi in Banca Popolare di Bari) costituiva un «aiuto concesso da uno Stato».
Da quella decisione targata Margrethe Vestager, che, però, replica e accusa Banca d’Italia di aver deciso la “risoluzione” delle quattro banche dell’Italia centrale autonomamente e indipendentemente dalla sua ora contestata bocciatura dell’intervento del FITD, nacque l’impossibilità di intervenire con meccanismi analoghi di sostegno, che ora vengono sentenziati come leciti, delle 4 banche e, forse anche, delle due popolari venete.
In questo quadro verrebbe da chiedersi se Vincenzo Consoli non avesse più di una ragione ai tempi delle sue battaglie, ancora più che vive con palazzo Koch anche se ad oggi lo hanno fatto puntare come il Belzebù, addirittura unico, dei banchieri, e se Antonio Patuelli (presidente ABI) chiederà le dimissioni, oltre che della Vestager, anche dei “molli” e confusi vertici di Bankitalia.
Ecco il testo della lettera
Egregio Presidente (Corrado Sforza Fogliani, Presidente Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, ndr), ho letto con interesse il suo libro “Siamo molto popolari”. Debbo dirle che sono rimasto veramente sorpreso del fatto che anche Lei senza avere alcun elemento concreto, se non quelli che probabilmente rivengono dal mondo dei media, ha espresso pesanti giudizi sulle banche venete arrivando a parlare di “malaffare”.
Innanzitutto mi pare singolare che si accomunino due realtà che avevano storie, uomini e politiche diverse e che erano in forte contrasto tra di loro.
Per quanto riguarda Veneto Banca Le posso assicurare che mai nulla “è stato mimetizzato” per nascondere presunti problemi ai controllori.
Le ricordo che il credito di Veneto Banca è stato prima analizzato da Banca d’Italia nel 2013 nel corso di un’ispezione durata 7 mesi. L’anno successivo – nel 2014 – dopo la verifica puntuale di BCE la banca ha superato AQR e Stress test. Detta verifica è durata 8 mesi. Erano circa 30 gli ispettori di BCE, Banca d’Italia e KPMG che si avvalevano dell’aiuto di 80 uomini circa di Veneto Banca e della società di revisione PWC.
Ovviamente i verificatori erano collegati online con le procedure della banca alle quali accedevano con interrogazioni dirette.
Se invece Lei, quando parla di “malaffare”, si riferisce all’acquisto di azioni con finanziamenti della banca (le famose baciate), anche qui va fatta qualche precisazione.
L’ispezione di Banca d’Italia 2013 aveva contestato 157 milioni di euro di baciate che sarebbero state fatte a partire dal 1999. Si trattava in totale di 26 operazioni in quasi 15 anni.
Grossolani, incredibili ed imperdonabili i numerosi errori degli Ispettori. La banca s’indusse ad accettarne, per una sorta di captatio benevolentiae, 35 milioni circa al 31.3.13, importo che si ridusse poi – al 31.12.13 – a 10 milioni circa per la vendita di alcune azioni da parte dei soci. Questo dato venne verificato ed accettato anche da BCE nel corso dell’ispezione 2015 che era mirata all’esame della governance e del capitale finanziato.
Dopo sei mesi d’ispezione, BCE (2015) segnalò sulla base delle nuove regole fissate dalla CRR 575/13 circa 70 milioni di capitale finanziato totale (comprese quelli riferiti all’ispezione Banca d’Italia 2013). Insoddisfatto da tale valore, anche per quanto era emerso nello stesso periodo in Popolare dì Vicenza (oltre 1 miliardo di € dì baciate), per poter far crescere l’ammontare delle finanziate, il dott. Barbagallo, nell’agosto 2015, “invitò” la banca ad utilizzare regole più stringenti anche in contrasto con la CRR 575/13, regole che a suo dire sarebbero state successivamente normate, Ovviamente nessuna nuova norma è poi intervenuta.
Se per “malaffare” si intende invece il presunto conflitto d’interessi dei Consiglieri Le posso assicurare che tutto è avvenuto sempre nel rispetto del merito creditizio e nel rispetto dell’articolo 136 del TUB. Mai gli Amministratori hanno piegato l’interesse della banca all’interesse dei singoli.
Questo è sinteticamente lo stato dei fatti.
Mi auguro che vorrà dedicare un po’ del suo prezioso tempo ad analizzare la documentazione che Le invio* informandola da subito che sono a Sua completa disposizione per ogni chiarimento che ritenesse necessario,
Ho sempre avuto a cuore, sostenuto e difeso i valori del credito popolare che sono stati il motore di crescita di tante aree produttive del nostro Paese,
Ho cercato in ogni modo di far giungere la mia voce contro la frettolosa e incerta riforma voluta dal Governo Renzi. Mi hanno quindi ancor di più colpito e amareggiato le sue affermazioni.
Resto in attesa comunque di un Suo riscontro,
Distinti saluti
Vincenzo Consoli
*Allegati (li stiamo reperendo e li pubblicheremo appena possibile):
- Documentazione AQR 2014
- Verbale CDA Veneto Banca 28.8.15 (baciate a tale data e recepite nella semestrale 2015)
- Intervista al Corriere del Veneto del Presidente prof. Favotto
- Tabella (fonte bilanci Veneto Banca 2009 – 2013) che evidenzia accordati, utilizzi e disponibilità (diretti e indiretti) degli Amministratori di Veneto Banca scpa
- Lettera del 10.4.14 del Presidente Trinca a Banca d’Italia