Le Banche di Credito Cooperativo (BCC) in Veneto hanno investito prima sulla resilienza e ora sulla crescita. Soprattutto non hanno abbandonato i territori, gestendo una veloce trasformazione verso il digitale e valorizzando la qualità delle competenze, dei servizi e dei prodotti.
Il Presidente della Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo, Flavio Piva, in un contesto generale che vede il rischio di desertificazione bancaria e di abbandono del territorio fa notare come le BCC abbiano invece adottato una strategia diversa.
“La desertificazione degli sportelli bancari, dati alla mano, è un fenomeno che non riguarda le BCC – precisa Piva – tant’è che negli ultimi sette anni la percentuale dei Comuni bancati con sola presenza BCC passa dal 9% del 2015 al 18,7% del 2022. In termini assoluti se prima eravamo l’unica presenza bancaria in 46 Comuni ora lo siamo in 87, ovvero più del doppio. Le BCC sono rimaste e hanno assicurato la loro presenza nei territori. Non solo. Abbiamo investito anche in altri servizi, allestendo negli ultimi 7 anni oltre 150 postazioni ATM in più in regione. I nostri ATM sono oggi 923, il 25,8% degli ATM presenti. Le nostre filiali in Veneto sono 617 e sfiorano il 30% di tutte le filiali bancarie in Regione, aumentando la nostra quota di mercato di quasi il 10% nel periodo di riferimento” commenta il Presidente.
E se il Veneto dal 2015 perde 1.023 sportelli, scendendo da 3.144 a 2.121, ciò che perdono le BCC sono solo le sovrapposizioni di sportelli nello stesso Comune nel momento in cui sono entrate in vigore alcune fusioni. Sportelli che in questo periodo, soprattutto nel 2023, saranno in parte oggetto di riposizionamenti in altri territori non ancora presidiati. A maggior riprova del fatto che non ci sono stati tagli di servizi e di presenza è l’analisi del dato sui dipendenti. Mentre negli ultimi 6 anni il sistema bancario in Veneto perde circa 4.700 addetti, passando da 29 mila dipendenti a circa 24 mila, le BCC mantengono stabile il numero dei collaboratori, che si attestano a quota 4.200. I pensionamenti sono stati gestiti con l’assunzione di giovani professionisti, nessun taglio è stato operato dalle BCC sul personale in servizio.
“In questi ultimi 3 anni di pandemia e forti restrizioni abbiamo assicurato la tenuta del sistema, concedendo finanziamenti, moratorie, plafond per il caro energia e assicurando plafond per nuovi investimenti – precisa Piva. Ora con i bilanci che ogni BCC si sta apprestando ad approvare – rilancia il Presidente della Federazione Veneta BCC – daremo concretezza ad un piano di sviluppo della nostra attività: chiaro segnale che le BCC non solo quest’anno possono godere di ottime performance per quanto riguarda i dati di bilancio e gli utili importanti che saranno accantonati a riserva, ma stanno pensando a reinvestire queste risorse nel servizio al territorio, per lo sviluppo della loro attività e per quello dei valori sulle quali sono fondate: ovvero la mutualità, la sussidiarietà, la cooperazione.
Ci sentiamo in questo momento molto vitali ed attrattive – ribadisce Piva. Nei Comuni in cui siamo rimaste unica realtà bancaria continueremo e rafforzeremo la nostra presenza, confidando che anche il territorio voglia riconoscerci nei fatti la nostra funzione economica, finanziaria e sociale”.