«Vi scrivo dall’Albania, sono un ex-dipendente di Veneto Banka Sh. A. e ho letto con la massima attenzione anche il vs ultimo articolo su VicenzaPiù sulle vittime delle banche: “Vittima banche “diseguale”: se i morti non hanno più voce, perché i vivi non parlano?“. Complimenti!”».
Inizia così, la prima volta su FB il 3 marzo scorso, un sempre più fitto scambio di informazioni con un cittadino di Tirana, un ex dipendente dell’istituto di credito in Albania del Gruppo Veneto Banca, poi posto in Liquidazione coatta amministrativa con la cessione per 50 centesimi delle sue “parti buone” compresa quella albanese a Intesa Sanpaolo (che sborsando altri… 50 centesimi comprò la polpa della BPVi e un bonus plurimiliardario a carico delle due Lca e, quindi, dei soci azzerati) e con la contestuale cessione degli Npl, veri o presunti tali, a Sga, la società ex Intesa e ora del Mef, quindi dello Stato italiano, che poi li ha ceduti o li sta cedendo a una girandola di istituti finanziari per un business da fantafinanza.
Nel 2005, si legge nel vecchio sito albanese del gruppo, “la allora Banca Italiana di Sviluppo, diventa l’unica banca a capitale italiano nel Paese grazie all’acquisizione, da parte della famiglia Mariano, del 100% delle azioni di Dardania Bank. Tre anni dopo, nel 2008, entra a far parte del Gruppo Veneto Banca rafforzando la presenza del Gruppo nell’Europa dell’Est…“.
Il nostro interlocutore albanese, che più volte ci ricorda di leggerci da tempo (su VicenzaPiu.com) come fonte primaria di informazioni altrove non reperibili, ci informa, per cominciare, di un ex cliente di Veneto Banka Sh. A. chiamato, come altri, a rispondere di crediti “dichiarati” in sofferenza da Sga e, lui denuncia, ora in mano a una strana società che opera in un’area geografica in odore (puzza?) di «mafia» non… italiana e con connessioni che, sia pure da verificare, fanno scorrere qualche brivido tra le membra anche di chi scrive.
Dopo quasi un mese di interlocuzioni e di raccolta di materiali abbiamo ritenuto opportuno mettere a conoscenza i lettori e, se possibile, non solo loro della vicenda raccontataci dall’ex dipendente albanese, che chiameremo Aron C. d’ora in poi e di cui “oscureremo” certe informazioni che potrebbero farlo identificare con danni al prosieguo del nostro lavoro.
Dal “racconto” in prima persona di Aron C. vengono a galla molte delle “questioni” sollevate da questa strana storia di crac bancari col cui resoconto proviamo a fendere, anche in Albania ma partendo dall’Italia e chissà se non anche tornandoci (le vie del denaro sono infinite ma tutte portano… alla finanza oscura), il velo di pesante silenzio che, temiamo, nessuna commissione di inchiesta parlamentare, per sua natura intrinsecamente “politica”, potrà sollevare sui crac di grande portata del sistema bancario italiano, in primis quello delle due ex popolari venete.
Il gruppo Veneto Banca appare sempre di più come la vittima sacrificale e predestinata (da chi?, perché?, per chi?), che, però, con la sua immolazione sull’altare di chissà quali interessi e decisioni, nulla ha salvato, neanche l’odiata (da Montebelluna) “cugina” di Vicenza, sul cui trono sedeva Gianni Zonin, il presidente “despota” dalle mille conoscenze che ad oggi non risulta propriamente al centro del ciclone complessivo, mediatico-giudiziario e con colpevole già apparentemente scritto, in cui è finito Vincenzo Consoli.
Se dalla prima Commissione d’inchiesta, tutta “mediaticamente politicizzata” sulla figura e sul ruolo in Banca Etruria della ex ministra Elena Boschi, rimase inascoltato l’atto d’accusa contro la vigilanza di Banca d’Italia (e contro i disegni apicali che ne avrebbero condizionato i comportamenti) di Consoli, il “dominus” del gruppo a cui apparteneva Veneto Banka Sh. A. che fece, non certo, per viltade il gran rifiuto di consegnarsi anima e corpo ai “vicentini”, i fatti di cui ci riferisce Aron C. accendono un faro, e che faro!, sugli sviluppi in Albania e nell’est europeo più profondo del doppio crac che in Italia ha coinvolto oltre 210.000 soci e circa 112.000 debitori più o meno presunti.
A partire da oggi, quindi, e in una serie di puntate vi riferiremo la storia, con i relativi documenti, quando possibile, con l’accortezza di premettere che varie informazioni, alcune molto delicate, dateci da Aron C. abbiamo avuto la possibilità di verificarle, altre meno (ma ci ripromettiamo di farlo con gli interlocutori interessati, almeno quelli italiani) o per nulla (anche per l’immaginabile irraggiungibilità, almeno per ora, delle possibili fonti).
Potrete seguire la vicenda della “vittima” (presunta?) di Veneto Banka Sh. A. qui, su BankInVeneto.com, il nuovo sito specifico dedicato dal network VicenzaPiù alla pubblicazione di fatti e documenti altrove non reperibili o difficilmente rintracciabili, ma di ogni nuova “puntata” vi informeremo anche su quella testata.
Ebbene, si comincia con quanto aggiunge il 4 marzo Aron c. alla sua prima frase.
«Per quanto riguarda la posizione di SgA nei confronti di un cliente all’estero di Veneto Banca, come Veneto Banka Sh. A. in Albania, classificato come cliente NPL (crediti deteriorati), ceduti alla SgA da parte di Veneto Banca – LCA spa
le mie prime osservazioni/questioni sono queste:
1. la SgA ha incaricato con contratto di servicing una società di “debt collection” (recupero crediti, ndr), TRANZIT shpk la quale in ogni contatto che io ho avuto mi conferma che “noi siamo solo dei passa parola in questa operazione”;
2. la SgA ha cambiato a suo favore il collaterale di un cliente di una banca italiana all’estero ma che funziona come banca locale sottoposta alla legislazione locale, in questo caso quella albanese, che non lo consente. Come con me così ha già fatto con tanti clienti di Veneto Banka Sh. a. in Albania;
3. in questa situazione questo cliente, come gli altri, non può trattare, magari ristrutturandolo, il suo vecchio fido con la SGA considerando che questa non può offrire servizi bancari e ciò tantomeno all’estero dove, come in Italia, non ha una licenza bancaria per poter funzionare come una banca…».
Prima di addentrarci in tutta una serie di questioni che affronteremo dalla prossima puntata (questa è servita come cappello introduttivo) vi informiamo su chi è la TRANZIT shp prelevando le informazioni base dal suo sito nella versione in inglese che traduciamo:
“Tranzit è autorizzato dalla Bank of Albania a operare come istituto finanziario non bancario.
Tranzit offre varie opportunità di finanziamento e di finanziamento di capitale proprio a società e individui in Albania.
Tranzit è interamente di proprietà di fondi di investimento gestiti da NCH Capital Inc. Fondata nel 1993, NCH è uno dei più grandi e primi investitori privati in Russia e nell’Europa centrale e orientale, con oltre 3 miliardi di dollari di capitale in gestione.
Dal 2007, NCH possiede e gestisce diverse imprese in tutta la regione che forniscono capitali a società e imprenditori in vari settori, tra cui: edilizia, turismo, immobiliare, petrolio e gas, istituzioni finanziarie e assicurative, cavi e telecomunicazioni, trasporti, prodotti di consumo, agroalimentare, ecc. Per ulteriori informazioni su NCH, visitare il sito Web: www.nchcapital.com“..
Qui la descrizione di NCH, che gestisce circa 3 miliardi di dollari di capitale attraverso una rete di nove uffici in Russia, Europa dell’Est (tra cui l’Ucraina oltre all’Albania) e in Brasile, inizia così: “Sin dalla sua fondazione nel 1993, NCH Capital ha formato venticinque fondi che hanno come obiettivo le inefficienze nei mercati affamati di capitali…“
Dall’Italia via Albania, intanto, siamo anche in Russia…
E negli Usa visto che alla NCH Capital fa capo la Abi American Bank of Investments che ci fa venire un dubbio sulle origini russe o americane (o intrecciate nella finanza globale) perché nel sito si legge che la NCH Capital, registrata alla SEC (Securities and Change Commission) come “consulente per gli investimenti” è “uno dei più grandi investitori americani nell’Europa dell’Est…“.
Alla prossima.